Caterina & Christian

Undusted Archive

April 12—27, 2025
Opening april 12, 6pm

IT

Le ossessioni tra ero-guro e fetish art di Undusted Archive

Christian Gravante & Caterina Dal Bianco in conversazione con Alessia Prati

Ciao Caterina, ciao Christian. Dal vostro incontro è nato Undusted Archive, una raccolta di pubblicazioni erotiche, poi sfociate nel kink, che ha recentemente assunto anche una veste digitale online nel profilo @undustedarchive. Che cos’è? Perché Undusted?

CH È iniziata come una collezione, poi è diventata un archivio.
CA È iniziato tutto acquistando pubblicazioni di vario genere. A lungo andare ci siamo resi conto che compravamo sempre materiale dello stesso tipo, una sorta di caccia all’oggetto più strambo. Da lì è nato un archivio di pubblicazioni che hanno un po’ lo stesso gusto.
Ch È diventato archivio nel momento in cui ho cercato di avere tutti i numeri che mi piacciono di una cosa oppure tutti i numeri di una rivista. Io sono fissato con Too Negative della quale solo recentemente ho recuperato l’unico numero che mi mancava. Adesso che li ho tutti posso anche morire.
Ca Avevi chiesto anche del nome, giusto?

Ah si

Ca Il nome è nato perché Venezia è polverosa e, portando tutte le cose qua è stato ancora più evidente. Si sono accumulate un numero infinito di pubblicazioni, che inevitabilmente prendono polvere.
Ch Dovrebbe essere tipo “archivio non spolverato, polveroso”. Il colore della polvere è un po’ anche il fondo dello scanner, un grigio che cambia sempre di tonalità. Poteva essere anche “archivio umido”.
Ca Sì, ma che schifo!
Ch Aveva senso anche per il materiale.

Ecco, parliamo del materiale. Cosa troviamo in Undusted Archive?

Ch Ci sono cataloghi, fanzine, autopubblicazioni dagli anni ’90 al 2025, cose dall’Italia, dalla Francia, dal Sudamerica, dal Giappone, magazine. È partito tutto dai primi regali che ci siamo fatti quando ci siamo messi assieme. Ci regalavamo fanzine.
Ca Erano comunque tutte riviste erotiche.
Ch Erotiche ma sempre esagerate, cattivissime. Tipo il primo regalo che ti ho fatto è stato Tox, un fumetto che parodizza Tex. Parla di un Tex eroinomane sulla linea di Frigidaire. Ci sono delle scene terrificanti, sessualmente molto violente ed è pieno di svastiche, eroina e abusi.
Ca Non ricordo cosa ti ho regalato la prima volta, forse la fanzine di Daniel Cantrell?
Ch Sì! È un autore che non fa robe prettamente erotiche.

Qual è il criterio con cui si entra nell’archivio?

Ca Principalmente guardiamo agli argomenti. Se all’interno della pubblicazione ci sono sesso, violenza, magari fumetti, disegni più freaky e mostruosi allora entrano.
Ch Se un po’ mi sembra sbagliato, mi piace, quindi entra. Devono rompere almeno un taboo, deve esserci qualcosa di strano, di cattivo, non per forza di offensivo, anche se a volte finisce inevitabilmente lì.
Ca Quasi ci sembra assurdo quanto estreme possono essere alcune cose pubblicate. Diventa quasi interessante collezionarle.
Ch Nella collezione ci sono cose pubblicate in Giappone negli anni ’90, delle bellissime edizioni che hanno dei contenuti che vanno contro ogni etica.
Ca Per me quanto più è assurdo il contenuto, tanto più diventa interessante da collezionare.

Il pezzo che vi affetta di più?

Ch Ho una rivista preferita giapponese, Too Negative, a cui sono molto legato per la storia. È introvabile, uscita dal 1994 al 2001. Ho dovuto scrivere a blog giapponesi, traducendo frasi di persone che la compravano. Un pezzo a cui tengo molto è, invece, un libro di Kiyotaka Tsurisaki, un fotografo sempre giapponese che compariva spessissimo nella rivista., fotografo che dal ’94 gira in zone pericolosissime per fotografare morti. Anche lui è introvabile. E io l’ho beccato in Giappone! Mi ha firmato il libro, super serio.

Caterina, cosa ti triggera di più?

Ca Non ho una pubblicazione preferita. Forse quella che colleziono più volentieri è S&M Sniper, rivista erotica uscita dal 1979, molto piccola, meno di un A5. C’è un po’ di tutto, servizi fotografici con tipe legate con la tecnica dello shibari, varie pubblicità di sex shops, strip clubs.
Ch È una rivista erotica, ma comunque molto artistica. Includevano servizi fotografici, le prime foto di Nobuyoshi Araki, disegni, illustrazioni. Con il boom del cattivo gusto giapponese sono anche arrivati i cadaveri, robe un po’ più freak.

In che termini pensate la mostra?

Ca Immagino tutto molto clinico, del tipo “guardare ma non toccare”. Da qui l’utilizzo delle teche di protezione. Il fatto di non poter effettivamente toccare ciò che portiamo è un fattore che vuole allontanare per stimolare. Gioca il fattore proibito.
Ch Hanno un po’ la qualità del reperto, della cosa ritrovata, ma anche dell’osceno. Molti dei libri giapponesi anni ’80-’90 si chiamavano vynil magazine per il fatto di essere chiusi nel cellophane. Oggi è normale comprare pubblicazioni nel cellophane, all’epoca era un trattamento riservato a pubblicazioni erotiche o considerate di cattivo gusto. La teca della mostra eredita questa tradizione.

Vi ringrazio per averci accolto nel vostro immaginario.

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